La Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore

“Leggi che ti passa” (cit.)

Il 23 Aprile si svolgerà la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore.

Patrocinata dall’UNESCO e arrivata alla sua venticinquesima edizione, la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore vuole celebrare l’importanza della lettura e incoraggiarla specie fra i più giovani.

Editori, librai e bibliotecari sono le parti principalmente coinvolte. Ma in realtà il sostegno alla lettura, ai libri e scrittori è opera di molti.

Ogni anno per l’occasione vengono organizzate manifestazioni a livello mondiale.

Editori, librai e bibliotecari, in collaborazione con l’UNESCO, scelgono una città, decretata come capitale della Giornata, che diviene il fulcro degli eventi più importanti.

Un po’ di storia: l’origine

La Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore vede la sua origine nella giornata dedicata al libro, nata e promossa in Spagna.

Fu re Alfonso XIII nel 1926, a istituire una Giornata del libro, fissata inizialmente nella data del 7 ottobre.

Successivamente divenne il 23 aprile, giorno in cui morirono Miguel de Cervantes (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Miguel_de_Cervantes), Inca Garciliaso de la Vega (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Garcilaso_de_la_Vega) e William Shakespeare (https://it.m.wikipedia.org/wiki/William_Shakespeare).

23 aprile: festa del libro e delle rose

In Catalogna il 23 aprile coincide con la festa di San Giorgio, giorno in cui la tradizione vuole che gli uomini regalino rose alle proprie donne.

Dal 1996, in questo giorno, i librai donano rose ai clienti per ogni acquisto fatto, onorando così la tradizione e il santo, cui sono molto devoti.

Il Maggio dei Libri

Anche quest’anno, nonostante sia il secondo consecutivo in pandemia da coronavirus, sono stati previsti molti eventi ed incontri, cui sarà possibile partecipare in streaming.

Non mancheranno le maratone letterarie, le dirette Facebook, i consigli su Instagram.

Attrezzati per ogni evenienza, anche quest’anno, chi vorrà, potrà partecipare alle manifestazioni di questo giorno speciale.

Non mancherà

Il Maggio dei Libri

Il Maggio dei Libri è una campagna nazionale nata con l’obbiettivo di portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali.

La volontà è quella di coinvolgere un pubblico “di non lettori”, stimolando la loro curiosità in attività diverse da quelle previste dai classici contesti.

Il Maggio dei Libri coinvolge in modo capillare enti locali, scuole, biblioteche, librerie, festival, editori, associazioni culturali e i più diversi soggetti pubblici e privati. Molti gli eventi e le iniziative organizzate fra il 23 aprile e il 31 maggio.

La campagna varca i confini nazionali unendo alcune scuole italiane all’estero grazie alla comune passione per i libri e la lettura. E ovviamente grazie alla collaborazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Conclusioni

L’alfabetizzazione è la porta che conduce alla conoscenza, indispensabile per l’autostima e la responsabilizzazione dell’individuo. I libri, in tutte le forme, svolgono un ruolo essenziale

ha dichiarato Irina Bokova, direttore generale dell’UNESCO.
I libri sono sempre stati un mezzo molto utile e potente per diffondere il sapere fra le popolazioni. Alcuni sono stati addirittura in grado di influire sull’andamento della storia, di cambiare usi e costumi di generazioni di uomini.

Anche per questo, ma non solo, è importante sostenere la diffusione della lettura e tutelare i diritti di scrittori e autori.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Miguel_de_Cervantes

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Garcilaso_de_la_Vega

https://it.m.wikipedia.org/wiki/William_Shakespeare

https://www.ilmaggiodeilibri.it/cose-il-maggio-dei-libri/

http://www.unesco.it/it/News/Detail/329

La Meditazione. Arte da scoprire

La pratica della meditazione

La meditazione è disciplina per la mente. Con la pratica si impara a focalizzare l’attenzione su un solo pensiero astratto ed elevato.

La meditazione lascia fluire i pensieri, che normalmente offuscano la mente, al di fuori del corpo, come fossero nuvole che viaggiano in cielo spinte dal vento. Cessa il chiacchierio di sottofondo e si raggiunge uno stato di benessere che si potrebbe definire pace.

Ciò che conta è il qui ed ora.

Il passato, così come il futuro, diventano elementi estranei al pensiero del praticante la meditazione.

Una Meditazione “fatta su misura” per me

Personalmente ho iniziato a pensare alla meditazione poco tempo fa.

Non ci sono arrivata direttamente, cosa che credo capiti alla maggior parte delle persone.

Non pensavo potesse essere per me.

Sono una persona estremamente dinamica. Consideravo (ma in realtà ancora considero) la stasi, fisica o mentale, come una “perdita di tempo”. Sono milanese, lo so. Ma nella vita si cambia. Spesso si migliora, come il buon vino.

In tempi di pandemia mondiale da coronavirus abbiamo cercato, ognuno a proprio modo, la maniera per passare attraverso questo periodo nefasto.

Inizialmente abbiamo affrontato la paura, il panico dell’ignoto.

Ora è la limitazione della libertà, cui siamo periodicamente sottoposti, ad essere l’ostacolo da superare.

Personalmente in questo ultimo anno, ho fatto fronte, non solo alle difficoltà correlate al covid 19, ma anche ai naturali cambiamenti, che susseguono la nascita di un figlio.

Pietro per me è una benedizione. Ma anche la rivoluzione della mia vita, da governare nel periodo storico in cui la socialità è bandita.

Ed è in questo scenario che mi sono avvicinata prima allo yoga e quindi, in seguito, alla meditazione.

Avevo (e ho) bisogno, di trovare un momento in cui spegnere la testa, ritrovare l’equilibrio e ricaricare le batterie.

E devo dire che effettivamente la meditazione è utile in questo senso. Fa rallentare il ritmo e staccare la spina.

Non importa dove sei o quanto tempo hai.

Impari che per la pratica della meditazione è sufficiente ciò che c’è a disposizione in termini di spazio e tempo.

Letture consigliate

Il panorama delle pubblicazioni relative all’argomento e piuttosto ampio.

Due sono le letture che mi hanno aiutato ad avvicinarmi alla meditazione.

Il primo libro è scritto da Livia Candiani e pubblicato da Einaudi nella collana “Vele”

“Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione”

“Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione” . Livia Chandra Candiani, Giulio Einaudi Editore

Livia Candiani è poetessa, traduttrice di testi buddhisti ed esperta di meditazione.

In questo libro descrive la meditazione come una forma di preghiera che avvolge il quotidiano. È uno stare dentro se stessi nel momento in cui siamo, in modo consapevole e volontario.

Ho inoltre iniziato la lettura dell’opera dello statunitense Jon Kabat-Zinn

“Dovunque tu vada, ci sei già. In cammino verso la consapevolezza”

“Dovunque vai ci sei già. In cammino verso la consapevolezza”, Jon Kabat-Zin, Corbaccio Editore

Il libro affronta l’annosa questione dello stress legato alla vita quotidiana.

All’uomo affaccendato nel susseguirsi delle sue azioni di routine manca la consapevolezza del momento presente. I nostri comportamenti, a volte inconsci, sono legati ad automatismi dovuti a preconcetti relativi alla realtà. Quello che crediamo essere vero è solo il frutto delle opinioni e convinzioni, a volte errate, riguardo ciò che ci circonda. Questo distaccamento dalla realtà causa stress e malattia.

La meditazione aiuta a sviluppare la consapevolezza del momento presente.

Jon Kabat-Zinn fornisce utili suggerimenti da applicare nella vita quotidiana, utili per trovare la strada della consapevolezza del presente, e comprendere così anche l’essenza della meditazione.

Conclusioni

“Chi non medita è come colui che non si specchia mai.”

Il tempo che abbiamo a nostra disposizione non è tanto e mai troppo per gli affetti che ci circondano.

Imparare a star bene con se stessi potrebbe essere utile a star meglio anche con gli altri e con coloro amiamo.

https://www.einaudi.it

https://www.corbaccio.it

Le Api: un bene da salvaguardare

Le api sono un bene comune da salvaguardare.

Le Api rischiano l’estinzione

Il loro ruolo è fondamentale, non solo perché producono miele, propoli e pappa reale.

Circa un terzo delle nostre colture infatti, fra cui rientrano quelle di frutta e verdura che consumiamo maggiormente, dipende dall’impollinazione operata degli insetti.

E le api fanno parte della categoria degli insetti impollinatori, di cui sono la specie più numerosa e quindi importante.

Gli apicoltori hanno segnalato un calo importante della loro presenza già a partire dalla fine del secolo scorso.

Le cause sono molteplici: parassiti, malattie. Ma sono soprattutto sono i cambiamenti climatici, la perdita del loro habitat naturale e i pesticidi nocivi ad essere i responsabili della loro morte.

Se questi preziosi insetti sparissero, le conseguenze sarebbero devastanti. L’impollinazione artificiale è una pratica faticosa, lenta e costosa. Tutto questo influirebbe sulla produzione agricola e quindi sull’economia.

Ma a prescindere dal fattore economico, che comunque è importante, le api sono un bene da salvaguardare per il ruolo fondamentale che rivestono nella tutela della biodiversità e dell’ambiente.

Sono molte le associazioni che combattono per la loro salvaguardia.

BEE LIFE; Greenpeace: SALVIAMO LE API; CooBEEration, sono solo alcuni esempi. Queste associazioni operano, con iniziative di vario genere, per denunciare la situazione critica in cui riversano gli insetti impollinatori e per sensibilizzare l’opinione pubblica.

La strada è lunga e in salita. Ma si intravedono degli spiragli di luce.

Un paio di mesi fa circa, è stato raggiunto un importante traguardo: la messa a bando, da parte degli Stati membri dell’Europa, di pesticidi neonicotinoidi in campo aperto.

LIFEGATE: Bee my future

A tal proposito vorrei segnalare l’iniziativa

LifeGate: Bee my future

(https://www.lifegate.it/iniziativa/bee-future).

LifeGate è una società benefit che opera dal 2017.

È considerata un punto di riferimento quando si parla di sostenibilità.

Conta su una community di oltre 5 milioni di persone, interessate e appassionate di temi legati alla sostenibilità. Queste vengono coinvolte quotidianamente in progetti atti a creare un futuro equo e migliore per tutti.

LifeGate supporta, fra le varie iniziative, anche la difesa delle api con il progetto Bee my Future.

Bee my Future sostiene l’allevamento di 19 alveari grazie al lavoro di un apicoltore hobbista con esperienza decennale. L’apicoltore è selezionato dall’Associazione Apam – Associazione produttori apistici della provincia di Milano.

Partecipando a Bee my Future si possono adottare per un anno cinquecento api degli alveari. L’apicoltore, oltre a prendersene cura, le utilizza per la produzione di miele biologico. Con l’adozione si può scegliere un kit da 4, 8 o 12 vasetti di miele da mezzo chilo, con tanto di etichette da brandizzare a proprio piacimento.

Miele biologico prodotto dall’iniziativa Bee my future di LifeGate.

 

Lettura consigliata

Vorrei inoltre segnalare una lettura, utile per chi volesse approfondire l’argomento.

“La rivoluzione delle Api. Come salvare l’alimentazione e l’agricoltura del mondo”, di Monica Pelliccia, Adelina Zarlenga edizione Nutrimenti.

Copertina del libro “La Rivoluzione delle Api” di Pelliccia, Zarlenga edizione Nutrimenti

La prefazione è curata da Vandana Shiva (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Vandana_Shiva), attivista ambientale.

Il libro narra le vicende di apicoltori, apicoltrici, contadine e contadini, che lottano per salvare gli insetti impollinatori, cercando al contempo, di creare nuovi modi per produrre cibo.

Dai racconti emerge, oltre all’aspetto economico del problema, anche l’importanza che questi insetti rivestono per l’intero ecosistema.

Perché ricordiamoci che anche le api sono un bene comune da salvaguardare.

Per maggiori informazioni:

https://www.nutrimenti.net/libro/la-rivoluzione-delle-api/

Conclusioni

L’estinzione delle api, degli insetti impollinatori, avrebbe conseguenze devastanti per l’intero sistema ambientale. Le api sono un bene da salvaguardare. Anche per questo è necessario proteggerle.

Dalle api c’è solo da imparare: meticolosità, laboriosità, perfetto emblema dell’organizzazione sociale, come sosteneva Tolstoj.

Sarebbe il caso, anche questa volta, di fermarsi un attimo a riflettere e di provare ad innescare il cambiamento che garantirebbe un futuro migliore per tutti.

https://www.mondoapi.it/link/

https://sostieni.greenpeace.it/campagna/salviamo-le-api

https://wisesociety.it/alimentazione/api-alveari-biodiversita-monica-pelliccia/

https://www.lifegate.it/iniziativa/bee-future

Locanda Genzianella

Vorrei raccontare di un’esperienza fuori dal comune: Locanda Genzianella (https://www.locandagenzianella.it/it/).

L’estate del 2020, oltre ad essere stata funestata dal problema covid-19, ha fatto inoltre registrare temperature record su tutto il territorio. Abbastanza disperata, lo ammetto, cercavo un luogo in cui staccare la spina, tirare il fiato, in cui star bene. Mi sono perciò messa alla ricerca sul web e la descrizione di Locanda Genzianella sembrava fare al caso mio:

Locanda Genzianella

 Un angolo di paradiso vi aspetta nascosto nell’entroterra di Gargnano, tra le montagne del Parco Naturale dell’Alto Garda: la Valle della Costa, anticamente chiamata valle del ‘formentù’ (mais in dialetto locale) in omaggio al suo passato contadino. Qui potrete scoprire un lato inedito del Lago di Garda, fatto di tranquillità, natura incontaminata e magnifici panorami.

Era il posto giusto al momento giusto. Non conoscevo la zona (e la mia proverbiale curiosità premeva); era sicuramente fresco (entroterra del lago); un po’ fuori dal circolo turistico comune (ideale in periodo corona virus).

Locanda Genzianella: dove si trova

Gargnano, Lago di Garda (BS)

Locanda Genzianella si trova nella frazione Costa, località Gargnano (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Gargnano). Il borgo è inserito all’interno del parco Naturale dell’Alto Garda, un contesto molto verdeggiante, in cui, in un passato non molto lontano, a fare da padrone era la coltivazione del mais.

Frazione Costa di Gargnano

Dopo aver percorso circa 30 minuti di strada verso l’entroterra a partire dal lago di Garda, (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Garda), giungiamo a Locanda Genzianella.

A colpirmi del luogo è l’essere fuori dagli schemi. Mi sento come se avessi fatto un viaggio a ritroso nel tempo, al periodo delle mie vacanze da bambina. Qui tutto parla di semplice e di “buono”.

Troviamo la locanda arroccata in cima ad un lieve pendio. Entriamo e la prima cosa che vedo è il bar, punto di ritrovo del paese. Seduti ai tavoli delle persone, abitanti del luogo, che chiacchierano, ridono e giocano a carte. Le stesse facce allegre che ci faranno compagnia durante tutto il soggiorno. Fin dall’inizio sembra di essere a casa. L’atmosfera è informale, rilassata.

Locanda Genzianella, esterno

Ad accoglierci Maura e Giacomo, i padroni di casa: una coppia di giovani imprenditori che nel 2015 ha dato vita ad un progetto ambizioso e all’avanguardia per il periodo in cui hanno iniziato.

Creare un’attività integrata con il territorio, a stretto contatto con i produttori locali, sostenibile ambientalmente ed economicamente.

Dopo averci offerto da bere, Maura ci accompagna in camera. E anche qui rimango stupita. Più che la camera di un B&B, quella che vedo è la stanza di una casa. Il letto ha lenzuola ricamate, come quelle che aveva mia nonna. Niente di già visto. Almeno non durante una vacanza. Un piccolo bagno, tanta cura dei dettagli. Persino i saponi sono fuori dall’ordinario: tutti a base di limone, agrume molto presente e coltivato lungo le coste del lago.

Ma la scelta dei saponi a km zero è solo il fiore all’occhiello di ciò che offrono Maura e Giacomo nella loro locanda. Ad essere memorabile qui è tutto ciò che passa sulla tavola dei commensali. Le materie prime utilizzate sono di ottima qualità e provenienti da zone limitrofe (salvo qualche eccezione, di cui Maura spiega e racconta con dovizia di particolari a tutti i suoi ospiti). E i risultati si vedono. Anzi direi si assaporano.

Eccezionali i formaggi, per non parlare dei dolci: strepitosi.

Persino il pane viene autoprodotto con l’utilizzo di lievito madre. E visto che hanno costruito il forno a legna, ogni giovedì sfornano pizze per tutto quanto il borgo.

Detto ciò ad essere sorprendente è che a mandare avanti il lavoro sono solo Maura e Giacomo. Loro due con l’aiuto di un paio di altre persone o poco più.

Ed è questo che mi stupisce più di tutto. È vero, a Locanda Genzianella si sta bene: siamo in un borgo che ha deciso di vivere come negli anni ’80, in cui tutto è a misura d’uomo e c’è il giusto tempo per ogni cosa. Qui la vita trascorre in modo semplice, naturale, senza troppi artifici. E si mangia bene, molto bene, sano; il vino è eccezionale.

Conclusioni

È la passione che muove Maura e Giacomo a colpirmi. Nonostante la fatica, che è oggettivamente visibile sui loro volti, e comprensibile visto il da farsi quotidiano, la loro grinta ed energia mi arriva forte. Hanno un progetto, bello a mio avviso, in cui credono. E ce la mettono tutta, lo sento a pelle, e non solo dai racconti di Maura.

Per questa ragione Locanda Genzianella è stata un’esperienza fuori dal comune e bella. Non solo perché sono stata bene come ospite. Ma soprattutto perché ho avuto la fortuna, ancora una volta, di conoscere due persone con idee brillanti, per le quali lavorano alacremente.

https://www.locandagenzianella.it/it/default

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Gargnano

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Garda

“Che Vino!” Il delivery di vino dedicato ai piccoli e medi produttori italiani

L’Italia e i suoi vitigni.

Il vino è passione, e nascere in Italia, terra ricca di sfaccettature e contrasti, è una vera e propria fortuna.

Qui ogni regione ha una tradizione locale legata a storie, usi e costumi.

E la molteplicità si riscontra non solo a tavola, ma anche nel bere, nel buon bere.

“Che Vino! “

Giuseppe Trisciuoglio, Federica Piersimoni e Elio Maria Piersimoni i founder di “Che Vino!”

Appassionata di vino quale io sono, profana del settore, ma attenta a ciò che bevo, sono rimasta colpita dalla scoperta di “Che Vino!”(https://www.chevino.club/).

“Che Vino!” è il frutto di un’idea nata dalla collaborazione di Giuseppe Trisciuoglio, esperto del settore beverage, di Federica Piersimoni, famosa travel blogger italiana, e da Elio Maria Piersimoni, personalità importante nel mondo del food.

“Che Vino!” è una start up che si occupa di delivery, di vendita online di vini di qualità.

Il core del progetto, vincente a mio parere, è il porre attenzione a tutte quelle che sono le produzioni vitivinicole dei piccoli e medi produttori italiani che, altrimenti, non si conoscerebbero facilmente.

La selezione dei vini è volutamente italiana, così come quella dei vitigni di natura autoctona, ed è relativa a tutte quante le regioni, dal Piemonte alla Sicilia.

La volontà dei fondatori è quella di far conoscere il territorio attraverso il vino, valorizzandone gli aspetti peculiari.

In questo modo tutti, e non solo gli esperti del settore food & beverage, hanno la possibilità di conoscere le storie, le tradizioni e la passione, che sono dietro alle cantine e alle loro produzioni.

Ogni settimana infatti “Che Vino!” dedica la sua attenzione ad un produttore locale, di cui ne racconta la storia e presenta i vini. In questo modo, attraverso la narrazione, si entra nella vita, nel lavoro dell’azienda. E anche berne il vino prodotto assume un altro sapore, un altro significato.

“Che Box!” e “Che Regalo!”

Su “Che Vino!” è possibile sottoscrivere un abbonamento mensile a “Che Box!”. “Che Box!” consegna a casa tre vini, accuratamente scelti, italiani, con un packaging riciclabile al 100% , fattore apprezzabile in un’epoca in cui si parla tanto di sostenibilità.

È possibile acquistare un cadeaux, “Che Regalo!” (bottiglia o gift card), da donare a qualcuno di speciale. Perché “Regalare una bottiglia di vino è un gesto d’amore verso noi stessi e gli altri.” (cit.)

Sul sito si trovano inoltre curiosità come quelle legate all’annosa questione abbinamento cibo-vino.

Mi piace il vino, mi piace l’idea di “Che Vino!”, mi piacciono le persone con spirito d’iniziativa e idee brillanti.

Anche per chi di vino ne sa poco,esattamente come me, con un aiuto come quello fornito da “Che Vino!”, scegliere cosa bere e farlo bene non sarà difficile.

https://www.chevino.club/


Sostenibilità e Ambiente

Sostenibilità: un futuro equo per tutti

Di sostenibilità e ambiente si parla già da diversi anni. Il concetto venne esposto nel 1992, durante la prima Conferenza ONU sull’ambiente. La definizione data fu questa:

Condizione di un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.

In prima istanza fu l’ambito ecologico ad essere coinvolto.

In seguito si iniziò a parlare di sostenibilità anche in campo economico e sociale.

Sostenibilità: diagramma

 

È possibile procedere con lo sviluppo, purché vengano salvaguardate le risorse per le generazioni future. Cambia il modo in cui si agisce. Non ha più solo importanza il qui ed ora; tutto è vissuto con una prospettiva a lungo termine. In previsione. Con lo scopo e volontà di guardare avanti, al futuro, in modo equo.

Moda e ambiente

La sostenibilità riguarda molti aspetti della nostra vita.

Sicuramente uno dei più importanti, e per me interessanti, è quello della moda.

Per chiarezza è necessario fare una distinzione fra moda sostenibile, ecosostenibile ed etica. In sintesi:

Moda sostenibile: riguarda la pratica, in passato piuttosto comune, di utilizzare sostanze non biodegradabili e nocive, nella produzione dell’abbigliamento. Queste sostanze non solo vengono riversate nelle acque reflue e quindi nell’ambiente. Ma si accumulano anche sulla pelle dei consumatori (bio accumulo).

Dal 2011 si combatte per l’utilizzo di sostanza tossiche utilizzate nella produzione. Da allora si parla di campagna detox ed è interessante notare come, ad essere coinvolte, non siano solo le grandi aziende, ma anche quelle medio-piccole. Si investono tempo (e denaro) per una produzione con materiali naturali , a minor impatto ambientale, per dar vita ad una moda ecosostenibile appunto.

Moda etica: quando si parla di sostenibilità ed etica sotto la lente di ingrandimento sono messe le condizioni dei lavoratori.

La moda e la sua produzione, vengono definite etiche quando garantiscono ai lavoratori giuste condizioni e appropriati salari. Purtroppo in passato ci sono stati diversi casi eclatanti che riguardavano l’industria del Fast Fashion.

Fast Fashion e impatto ambientale

Per Fast Fashion si intende la moda in cui la produzione avviene più velocemente e al minor costo possibile, in modo da cavalcare l’onda delle tendenze del momento.

Oggigiorno questa tendenza ha subito un’involuzione. Alle aziende è richiesta maggiore trasparenza. E la moda risponde fornendo informazioni relative al prodotto finito attraverso le etichette.

Cosa possiamo fare noi

Oggigiorno sono molte le aziende che si impegnano a produrre merce atta e conforme a salvaguardare l’ambiente.

Una delle pratiche più comuni e utilizzate è il recycling.

L’azienda Ichnusa produce bicchieri riciclando le bottiglie della sua famosa birra

Anche l’industria fashion si è attivata in questo senso. Diverse catene raccolgono abiti usati per poi utilizzarli nella produzione di nuovi. Al cliente di contro viene dato un buono da utilizzare per i futuri acquisti.

E noi cosa possiamo fare?

Slow Fashion

Rimanendo nell’ambito della moda (di cui ammettiamo siamo tutti un po’ vittime), di cose da fare ce ne sarebbero parecchie. Alcune di queste sono molto carine e di facile attuazione.

Innanzitutto potremmo riflettere un attimo prima e durante le sessioni di shopping sfrenato.

Ciò che stiamo comprando ci serve veramente? Non abbiamo nell’armadio già qualcosa di simile? Lo utilizzeremo tanto quanto pensiamo? Al punto da consumarlo mettendolo?

Poche semplici domande che rallenteranno il nostro impulso e ci condurranno sulla strada dello Slow Fashion:

Da Pinterest:

Slow Fashion: perché sceglierlo

Io stessa sono stata una compulsiva nello shopping. Almeno una volta alla settimana andavo nei negozi delle grandi catene per acquistare anche solo una T-shirt.

Ho scoperto che per produrre una di quelle T-shirt, l’industria del Fast Fashion utilizza 2.700 litri di acqua, molta più di quella che berrò in una vita.

E guardando i miei cassetti che traboccano, penso a quanta acqua consumata e al terzo mondo dove non ce n’è.

Insomma, come diceva Vivienne Westwood “Compra meno, scegli meglio, fallo durare“.

 

App e siti di compravendita usato

Altra cosa che si potrebbe fare è alleggerire i cassetti e gli armadi sopra menzionati.

Sono molte le App e i siti che consentono questo tipo di attività.

Clothest*; Maimesso; Vinted;  Depop, sono esempi di App e siti su cui vendere (e acquistare) abiti usati.

In questo modo rientreremo di capitale speso e daremo una seconda chance ad abiti e accessori che non utilizzavamo più.

Questa è una pratica virtuosa perché si inserisce in quel lodevole meccanismo del recycling di cui ormai anche la moda è ben consapevole

Infine interessante è anche il Diy. Acronimo di “Do it Yourself” (ovvero fallo da te), questa pratica è piuttosto comune e diffusa, utilizzata non solo per fare abiti, accessori, ma anche cosmetici e saponi. Basta avere un po’ di manualità, tempo, ma soprattutto voglia.

Conclusione

Ambiente e sostenibilità sono questioni di grande rilevanza.

Ciascuno di noi può fare qualcosa, o qualcosa in più, per salvaguardare le risorse del mondo messe a nostra disposizione.

Limitarsi a vivere qui ed ora non è una buona pratica. È necessario vivere in prospettiva, al fine di garantire un futuro migliore, più equo per tutti.

Il nostro impegno sarà da esempio per le future generazioni, che faranno della sostenibilità una pratica consueta.

 

 

 

 

2021: Anno del “Girl Power”


Anno Nuovo al sapore di Donna

È iniziato un anno nuovo e di buoni propositi da formulare ce ne sarebbero a volontà. Se non fosse che siamo reduci di un anno funesto, che il destino ha voluto coincidesse con il primo da mamma. Essere donna è difficile. Essere madre e neo convivente è lavoro arduo.

L’ho capito strada facendo.

L’argomento è noto a molte donne, esseri multitasking.

Alcune si dividono fra casa e lavoro (e a queste va tutto il mio supporto). Altre, come me, mettono in standby la loro vita per dedicarsi completamente alla famiglia. Vi assicuro che anche questa soluzione non è semplice.

Questo è il pensiero di fondo con cui intraprendo il mio viaggio virtuale nel web.

Sono un po’ assonnata, lo ammetto, ma noto, con sorpresa, che il “leitmotiv” di molte delle notizie è proprio la donna. Sembra quasi che le mie riflessioni prendano forma, proiettandosi fuori dalla testa.

O magari, spero, finalmente le viene riconosciuto lo spazio che merita.

Elezioni USA: team di Joe Biden

Joe Biden e le sue donne

Già con la elezione di Joe Biden, avvenuta negli Stati Uniti lo scorso 3 novembre, si presagiva la riscossa femminile. Il neo presidente ha infatti scelto come membri del suo staff molte figure femminili.

E non mi riferisco solo a Kamala Harris, vice presidente eletta degli USA.

Ma anche a Jen O’Malley Dillon, manager della campagna di Biden, nominata vice capo dello staff; Dana Remus, parte del team legale della campagna Biden-Harris; Annie Tomasini, direttore delle operazioni dello Studio Ovale; Julie Rodriguez, direttore dell’Ufficio degli affari intergovernativi della Casa Bianca.

E molte altre. Persone con cui il presidente collabora da anni, di cui si fida. Donne appunto.

Oltre la politica, tanti sono gli ambiti in cui le donne spiccano per eccellenza.

Volutamente non cito come esempi quelli legati all’ambito medicale, che in tempi di Covid sono presenti ed attivi soprattutto nella ricerca.

E il 2021 sembra essere proprio l’anno della donna.

Mostre internazionali: Donne, le protagoniste

 

“Invitadas” Museo del Prado

Mi piacerebbe condividere con voi la notizia, che leggo sulla pagina online del magazine de “La Repubblica” “D” (l’adoro letteralmente). Trattasi di mostre internazionali programmate per l’anno 2021 tutte dal sapore femminile.

Innanzitutto va fatto un encomio ai musei, che hanno avuto la forza di reinventarsi, dando vita a mostre virtuali, nel periodo storico in cui il lockdown è diventato frequente quanto la pizza il sabato sera.

Comodamente seduti sul divano si può accedere ai grandi musei internazionali senza la necessità di un biglietto aereo.

Molti e interessanti gli appuntamenti previsti in questo nuovo anno a cui partecipare virtualmente, ma non solo.

Le first ladies degli Stati Uniti, National Portait Gallery,Washington

La National Portait Gallery di Washington celebra le premières dames che hanno fatto la storia d’America insieme ai loro consorti presidenti.

Una rassegna di oltre sessanta ritratti- dipinti, stampati o fotografici- dietro cui si nascondono ruoli, personalità, vite pubbliche e private delle inquiline della Casa bianca, da Martha Washington, nel 1789, fino a Melania Trump.

Percorribile virtualmente per intero, la mostra sarà attiva fino al 23 Maggio 2021.

“Invitadas” Museo del Prado

E’ la prima mostra fisica organizzata presso il Museo del Prado dalla sua riapertura: fino a Marzo 2021. Indaga la dimensione artistica femminile tra il 1830 ed il 1930 utilizzando 130 opere di loro realizzazione.

About time: fashion and duration, Costume Institute, The Met, New York

Il “The Met” di New York quest’anno ha modificato le date in conseguenza della pandemia, rinunciando al noto e sfarzoso Gala inaugurale.

A partire dalla prossima estate “The New Woman Behind the Camera”, 120 fotografe da tutto il mondo simbolizzano, attraverso la loro lente, l’ideale di Donna Nuova che ha preso forza un secolo fa ed i suoi sviluppi fino agli anni Cinquanta.

Dietro all’obiettivo troviamo l’italiana Tina Modotti, l’americana Berenice Abbott, la tedesca Gerda Taro, la messicana Lola Alvarez Bravo, l’austriaca Madame d’Ora. Tutte impegnate, non solo dal punto di vista tecnico.
Fino al 7 Novembre 2021.

E molti altri eventi ed iniziative tutti declinati al femminile.

Coco Chanel 

Coco Chanel: ritratto

E’ il 2021 l’anno della donna appunto, quello in cui si celebra anche il cinquantenario della morte di Coco Chanel, pseudonimo di Gabrielle Bonheur Chanel (Saumur, 19 agosto 1883 – Parigi, 10 gennaio 1971).

Il principale merito di questa donna straordinaria, con un’infanzia tutt’altro che agiata, è stato quello di aiutare il genere femminile a liberarsi da una serie di convenzioni ormai anacronistiche, regole strette e desuete.

Il lavoro della stilista partì dall’estetica e giunse all’anima, mentre le donne conquistavano, progressivamente, il diritto di voto e un ruolo centrale all’interno della società.

Movimento kutoo e le donne giapponesi

Vorrei infine citare una notizia di pochi giorni fa.

#kutoo rivoluzione femminista e cambio epocale

In Giappone il movimento kutoo ha riscosso grande sostegno da parte delle donne in carriera. La parola Kutoo è un mix di suoni simili tra la parola kutsu (che significa “scarpe”) e kutsuu (“dolore”).

No ai tacchi alti al lavoro e ad imposizioni relative al dress code per le donne.

Perché gli uomini giapponesi possono sentirsi liberi di non indossare la cravatta, mentre per le donne è caldeggiato l’uso dei tacchi in ufficio?

Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio movimento femminista, sintomo di un cambiamento epocale in atto.

Conclusione

Il ruolo della donna nella società è sempre stato di fondamentale importanza.

Virginia Wolf affermava che “Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna“, riconoscendo l’importanza del genere femminile per il successo di quello maschile, ma destinandola ad un ruolo secondario.

Che il 2021 sia finalmente l’anno a partire dal quale si dirà che “Affianco ad ogni grande donna c’è sempre un uomo speciale“?

 

 

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/il-teambiden-tutte-le-donne-del-presidente

https://d.repubblica.it/life/guida/mostre_2021_online_musei_mondo_virtual_tour_gallerie_arte_internazionale-4860153/

https://npg.si.edu/

https://www.museodelprado.es

https://www.protagonistadonna.it/donne-giapponesi-kutoo/

https://www.metmuseum.org/

 

 

Vita nuova ai tempi del coronavirus


Vita nuova ai tempi del coronavirus

Che il coronavirus sia un evento traumatico per la vita di ciascuno di noi è piuttosto evidente.

Mascherina: il nuovo trend salva vita.

Così come lo è il fatto che, terminata l’emergenza, difficilmente torneremo alla vita di prima. I cambiamenti che seguiranno saranno di varia natura e dovremo essere abili e duttili nell’adattarci alla nostra nuova vita.

Coronavirus: limitazioni. Sarà un cambio epocale?

Ma non sono qui né per fare un’analisi del fenomeno coronavirus, né per fare un’indagine sulle sue conseguenze.

Mi limiterò solo a condividere le osservazioni fatte, relative ai comportamenti, che hanno caratterizzato più o meno ciascuno di noi durante questi primi giorni di quarantena.

Ovviamente in modo ironico, cercando di sdrammatizzare un po’, ove possibile.

DA MASTERCHEF A MARIE KONDO, PASSANDO PER FORREST GUMP

Dopo un primo momento di panico, in cui ci si è sentiti catapultati nella serie televisiva anni ’60 “The Twilight Zone” (in Italia “Ai confini della realtà”), l’arte culinaria è stata la prima tappa del nostro viaggio dentro questa nuova e assurda realtà.

Siamo tutti Masterchef

E così tutti ad impastare, infornare, tagliuzzare, spadellare, impiattare, (postare sui social network) e mangiare. Questo vale soprattutto per quelle persone che non lavorano da casa (lo smart working in Italia è stato, fino a ora, ad appannaggio di poche realtà lavorative).

Per coloro che invece hanno figli e che magari continuano anche a lavorare da casa, si è spalancato uno scenario nuovo e per certi aspetti “inquietante”.

I bambini, esattamente come gli adulti, hanno dovuto abbandonare tutte le loro attivita: asilo, scuola, hobbies e sport. I genitori, di conseguenza hanno riorganizzato spazio e tempo in funzione delle esigenze di ogni membro della famiglia, cane compreso, l’unico che, nel frattempo, continua a godere della possibilità di uscire.

I runners: Forrest Gump “de noantri”

Tornando alle tappe del nostro viaggio nella nuova e assurda realtà, ad un certo punto ci si è resi conto che, se avessimo continuato ad occupare il tempo cucinando e mangiando, probabilmente al periodo di quarantena se ne sarebbe susseguito uno di clausura presso una clinica dimagrante.

E quindi ci siamo dati all’attività sportiva. Inizialmente all’aria aperta.

E siamo diventati tutti runners: novelli Forrest Gump, lanciati di corsa verso nuovi orizzonti. Alcuni hanno indossato nuovamente le scarpe da corsa, ormai appese al chiodo da anni. I veri atleti di contro, hanno continuato nella pratica sportiva secondo la loro routine. Il rigore che li caratterizza, difficilmente prevede passaggi nelle cucine di Masterchef.

Tutto bene fino a quando l’avvento di ulteriori restrizioni ha impedito l’uscita di casa per praticare l’attività fisica. E quindi siamo ricorsi alle App per praticare sport di ogni tipo stando a casa. Tutto pur di bruciare le calorie in accesso. E soprattutto pur di passare il tempo.

Finalmente Marie Kondo

Per la stessa ragione per cui ci siamo, prima ingozzati di cibo e poi dati allo sport, abbiamo fatto il famoso “cambio di stagione degli armadi”. Ovviamente in largo anticipo, dato che subito dopo è tornato il freddo polare.

Quindi anche il “Magico potere del riordino” si è impossessato di noi, e come Marie Kondo abbiamo organizzato ogni singolo spazio della casa, suddividendo tutto sulla base dei colori, delle forme dei materiali.

Ma non contente/i e sull’onda delle filosofie orientaleggianti, ci siamo date/i al Feng Shui, spostando, non solo mobili all’interno della stessa stanza, ma anche inventandoci improbabili zone giorno nei luoghi normalmente preposti per quella notte.

E quindi?Conclusioni

Il cornavirus, l’evento che ha segnato le nostre vite, costringendoci a casa e imponendoci uno stop, finirà. È una delle poche certezze che abbiamo. Non sappiamo quando né come, ma finirà.

E quindi varrebbe forse la pena, nell’attesa che arrivi quel momento tanto atteso da tutti, cercare di passare bene il tempo che abbiamo a disposizione. Non ce lo aspettavamo, è arrivato all’improvviso ed è tanto, ma questa tragedia ha portato con sé, oltre a tutto il dramma che quotidianamente vediamo, anche del tempo.

Costretti a casa stiamo facendo di tutto pur di farlo passare. Spesso abbiamo la sensazione di non farlo nel modo più consono o proficuo. Come se ci sentissimo quasi in colpa ad averne così tanto.

Siamo di fronte ad un paradosso. Ci siamo spesso lamentati perché la vita moderna, con i suoi ritmi, non lasciava spazio e tempo per noi. Ora siamo persi perché abbiamo addirittura giornate intere. Ma è normale, penso. Scesi dalla giostra, ci gira un po’ la testa.

Famiglia e affetti: il bene più grande.

Probabilmente dovremmo solo cercare di rallentare e godere delle cose importanti: famiglia, affetti, casa. Pensare a chi non è fortunato ad avere i propri cari sotto lo stesso tetto e a chi purtroppo non li ha più. E riflettere su come fare per poter essere persone migliori una volta riacquisita l’agognata libertà.

Una progettualità altruista.

Perché se è arrivata questa battuta d’arresto globale, che ha coinvolto solo la razza umana, un motivo ci sarà… Ora io non dico che sia il karma. Ma forse sì, ci voglio credere.

Tolto l’uomo dalla terra, la natura ha guadagnato nuovamente la sua bellezza in pieno; le altre specie hanno riconquistato gli spazi persi.

Senza l’uomo, i cervi in paese.

Siamo solo degli ospiti. Ospiti di passaggio in questo mondo. Impariamo a godere del viaggio, rispettando ciò che ci circonda. Gioiamo del buono e riflettiamo su ciò che si può fare per rendere migliore ciò che non lo è, cooperando e collaborando tutti insieme, uniti.

 

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ai_confini_della_realt%C3%A0_(serie_televisiva_1959)

https://it.m.wikipedia.org/wiki/MasterChef_Italia

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Marie_Kond%C5%8D

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Forrest_Gump

https://www.dizionario-italiano.it/dizionario-italiano.php?lemma=NOANTRI100

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Feng_shui

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Karma

 

 

 

 

 

 

 

 

Montagna e disabilità: un binomio vincente grazie a Joelette

“Montagna e disabilità: un binomio vincente grazie a Joelette”

“Non esiste disabilità che non possa essere superata”

Montagna e disabilità: connubio che non sembrerebbe avere molto in comune.

Affermazione in prima battuta oggettivamente vera, dato che la montagna, per sua conformazione naturale, implica fatica e difficoltà negli spostamenti.

Esistono fortunatamente casi in cui le barriere possono essere superate, abbattute, specie se scendono in campo sentimenti come l’umanità e l’amore per il prossimo.
Ne abbiamo avuto una dimostrazione poco tempo fa in Trentino, ove quest’anno è stata la Sat di Pergine ad organizzare un’escursione per le persone affette da handicap fisico.
I volontari hanno condotto i disabili da Redebus fino a val dei Mocheni, grazie all’utilizzo della sedia Joelette.

Joelette

La Joelette è stata inventata dal francese Joël Claudel nel 1987.

Alpinista e guida, Joël Claudel progettò un mezzo di trasporto in grado di consentire alle persone affette da disabilita fisica, di avventurarsi nelle vie più impervie, lungo i sentieri di montagna.

Le motivazioni che spinsero Joël Claudel a dar vita al primo prototipo di sedia furono, esattamente come per i volontari del Sat di Pergine, di natura umanitaria e altruistica.

Claudel voleva infatti regalare una gita in montagna a suo nipote Stephan, amante della montagna come lui, colpito da una malattia degenerativa che non gli permetteva più di godere della sua passione.

La sedia Joelette è una sorta di risciò quindi, composta da una ruota dotata di sospensioni, freni, e da una seduta. I trasportatori, in genere nel numero di due o tre, si posizionano tra la parte anteriore e posteriore e trasportano il disabile, afferrando gli appositi bracci di cui Joelette è dotata.

“Volontari che utilizzano la Joelette durante un’escursione con i disabili”

Dal giorno della sua invenzione Joelette è stata impiegata in varie occasioni ed ambiti.
Ha incontrato il running per esempio, ed è diventata una disciplina sportiva di cui si è disputato il Mondiale lo scorso 2 Giugno a Saint Trojans Les Bains, in Francia.
Sono proprio i francesi ad avere l’idea di dar vita ad una gara mondiale, seguiti da un gruppo di italiani altrettanto appassionati e folli.
La vera vittoria è stata la somma raccolta (ben 29.000 euro), grazie al crowd funding di Rete del Dono e alle sponsorizzazioni.

Un successo e una conferma che i buoni sentimenti possono veramente tutto.

Trentino Alto Adige

Il Trentino è la realtà italiana in cui le carrozzine da escursione sono più diffuse, grazie all’impegno e alla sensibilità di tanti volontari.
Ed è Ivo Tamburini, che nel 2006 ha abbattuto il muro fra disabilità e montagna, portando un gruppo di non vedenti a fare una ferrata, a dar voce al pensiero comune dei volontari.
“Noi riceviamo molto di più di quello che stiamo dando perché le emozioni, le sensazioni che loro provano ci danno un arricchimento notevole.”

 

“Paesaggio montano: un’impresa possibile anche per i disabili”

“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza.” (cit. George Bateson)

Non esiste al mondo differenza che giustifichi un atteggiamento ostile, di chiusura verso il prossimo.
Non è l’isolamento del “diverso” che arricchisce, bensì il confronto con esso.

La luce rubata al giorno, di Emanuele Altissimo, Bompiani Editore

“La luce rubata al giorno”

di Emanuele Altissimo, Bompiani Editore

 

“La luce rubata al giorno”, Emanuele Altissimo, Bompiani Editore

Partiamo dal presupposto che ho sempre pensato che il catalogo dell’editore Bompiani fosse di qualità.

Pubblicazioni di varia natura con scelta attenta dei titoli. Libri di autori non sempre “di grido”, famosi (un’attenzione al piccolo che difficilmente un editore grande opera). Cura dei dettagli con prezzo di copertina ragionevole.

Così quando la mia collega e amica Cristina mi ha parlato del libro di Emanuele Altissimo, ” La luce rubata al giorno”, non ci è voluto molto per farmi passare dalla chiacchiera conviviale all’acquisto del libro. Soprattutto perché la montagna è presente in modo importante all’interno del romanzo.

Sinossi

Nel suo romanzo di esordio Emanuele Altissimo racconta di Diego e Olmo, due fratelli che, rimasti orfani, si trasferiscono con il nonno, nella casa di montagna acquistata dai genitori prima della loro morte.
L’intento e la speranza di nonno Aime sarebbero fornire una nuova vita e un ritrovato equilibrio ai due fratelli. A Diego soprattutto, il maggiore dei due, che sembra sprofondare inesorabilmente nel senso di inadeguatezza che lo caratterizza, complice anche il silenzio dei boschi.

Con una narrazione diretta, scarna, fatta in prima persona da Olmo, il più giovane dei due fratelli, la vicenda assume un ritmo sempre più incalzante, in un crescendo di emozioni che culmina con il collasso, la rottura del sistema: la separazione.
Diego parte in cerca di risposte alle sue domande. Olmo e nonno Aime rimasti soli, cercano di colmare questa nuova assenza, rifugiandosi nella quotidianità, sempre con la speranza nel cuore di rivedere presto Diego.

E come l’Empire State Building, che nel romanzo simboleggia la nuova famiglia, è sopravvissuto allo schianto del bomber B-25, allo stesso modo i tre uomini manterranno intatta la loro unione nonostante le vicissitudini.

Perché è questa la forza che caratterizza un nucleo familiare: la capacità di costruire legami solidi, giorno dopo giorno, mattoncino dopo mattoncino (come fa Olmo con il suo modellino dell’Empire State Building appunto), in grado di resistere agli urti più violenti.

Opinione

Un buon esordio quello di Emanuele Altissimo con un romanzo in cui si parla semplicemente di sentimenti comuni.

A mio avviso l’elemento eccezionale e caratterizzante, è che ad essere investigato è l’ambito emotivo maschile, cosa assai rara, e non solo in letteratura.

Tre protagonisti (a mio parere quattro, con la montagna, che non si limita ad essere solo sfondo alle vicende), che diventano “grandi”, confrontandosi fra loro ma anche e soprattutto con se stessi.