“Bevo Birra” di Lelio Bottero,
Edizioni L’Araba Fenice
Il libro, scritto con la collaborazione di Unionbirrai (http://www.unionbirrai.it) offre una panoramica storico-culturale del fenomeno birra.
Paolo Massobrio nel suo scritto di apertura, evidenzia lo sviluppo e la crescita dei microbirrifici locali, che sono stati in grado di imporsi e hanno fatto mettere in discussione la produzione industriale.
La loro grande forza e capacità è stata quella di dar vita ad un prodotto con caratteristiche peculiari e che si allontana da quanto finora in commercio. Di risposta anche il prodotto industriale si sta evolvendo.
Dopo l’introduzione, curata da Tony Manzi dell’Unionbirrai, troviamo una:
Contestualizzazione storica del fenomeno birra
Leggendo scopriamo che la produzione è molto antica e risale a circa 3700 anni A.C. e che è rintracciabile in latitudini molto distanti fra loro. Nel perfezionamento della ricetta e nella trasmissione dei segreti legati alla produzione, ebbero un ruolo assai importante le donne. La tradizione brassicola si radicò nei popoli germanici e nel passaggio da mondo laico a mondo ecclesiastico ebbero una funzione fondamentale le produzioni dei monaci benedettini.
Ci viene inoltre fornita una spiegazione legata alla tecnica, che fu assai importante a livello di produzione: dal Gruyti (insieme di differenti spezie) al luppolo; fino ad arrivare all’utilizzo del lievito, che decretò il successo della birra Pilsen.

Si apre la parte dedicata alla storia della birra in Italia.
Il primo nome che emerge dalla rassegna è quello di Franz Wuhrer, Brescia. Nel 1847 nasce ad Aosta la seconda birreria storica, la Zimmermann. Segue la Menabrea a Biella e la Peroni, che nasce a Pavia ma si trasferisce subito a Roma. L’ elenco è lungo e dattagliato e vengono menzionati nomi come Birra Itala Pilsen, Nastro Azzurro, Forst, Moretti, Pedavena, Castello etc… etc…
Si parte con la spiegazione delle diverse tipologie di birra a cui i mastri birrai si sono ispirati.
Esistono stili classici (Stout; Ale; Pils), legati al paese di origine, provenienza, e altri di creazione più recente che prevedono l’utilizzo di diverse tipologie di malto, di spezie o luppoli. Ci viene spiegato che le cosiddette birre trappiste hanno un vero e proprio marchio, e che è legato alle produzioni fatte nei monasteri del Belgio e nelle “Trappe” in Olanda.
Per quanto riguarda la degustazione si evidenziano gli strumenti utili per la classificazione del prodotto, come la temperatura, la schiuma, la frizzantezza.
Un inciso interessante è dedicato alla tipologia di bicchieri da utilizzare in fase di degustazione: ogni birra ha il suo calice creato “ad hoc”.
Il capitolo dedicato alla produzione si apre con la presentazione di quelli che sono le materie prime da utilizzare (acqua, malto d’orzo, luppolo, e lievito). Troviamo poi quelle alternative, che caratterizzano produzioni di birre speciali, come il frumento per le Blanche, o la frutta come le ciliegie per la birra Kriek, che sfrutta il fenomeno della fermentazione spontanea. Merita una menzione “ad Honorem” la birra a base di castagna, apprezzata e diffusa non solo in Italia.
Dalla produzione generale si passa a quella artigianale e fatta in casa, detta homebrewing. Tre i livelli contemplati in questa fase, a seconda del livello di difficoltà: Kit; E+G (estratto + grani); All Grain.
Si passa al capitolo dedicato alla birra e al costume.
Scopriamo che in Italia sono nati più di 100 beershop negli ultimi anni, in cui è possibile trovare anche una piccola rivendita di salumi e formaggi, da abbinare alla birra in fase di degustazione.
Le regioni più attive da questo punto di vista sono il Lazio, la Lombardia e il Piemonte.
L’ultimo capitolo è dedicato alla presentazione dei 50 birrifici italiani che sono stati in grado di dar vita ad un prodotto che si distingue rispetto agli altri in commercio. Ma prima di passare all’elenco nudo e crudo e a proposito di innovazione, ci viene presentato il caso del formaggio Ottavio. Questo prodotto, completamente Made in Italy e coperto da brevetto, prevede in fase di produzione, l’utilizzo di birra scura delle fattorie fiandino piemontesi e malti d’orzo mescolati al latte crudo.
Dimostrazione questa di come la produzione di birra stia diventando sempre più innovativa e di molteplice utilizzo.
Libro chiaro ed esaustivo anche per chi di birra ne sanno poco.
Interessante l’interrogativo che pone e che per il quale ci viene anche fornita risposta… Cosa ne sarà della produzione industriale ora che la cultura della birra e la produzione artigianale stanno prendendo così piede?
Questo passo indietro nella produzione, questo scappare dalla massificazione, dando vita a prodotti più curati e dettagliati tipica delle realtà artigianali, non sembra aver messo in difficoltà la grande industria della birra. Anzi proprio dal confronto sono nati nuovi stimoli e spunti su cui riflettere, al fine di poter soddisfare le richieste di pubblico sempre più consapevole e raffinato.
“Bevo Birra” di Lelio Bottero,
Edizioni L’Araba Fenice (www.aflibri.it)
ISBN 9788866170303
€9,00
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