Sostenibilità e Ambiente

Sostenibilità: un futuro equo per tutti

Di sostenibilità e ambiente si parla già da diversi anni. Il concetto venne esposto nel 1992, durante la prima Conferenza ONU sull’ambiente. La definizione data fu questa:

Condizione di un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.

In prima istanza fu l’ambito ecologico ad essere coinvolto.

In seguito si iniziò a parlare di sostenibilità anche in campo economico e sociale.

Sostenibilità: diagramma

 

È possibile procedere con lo sviluppo, purché vengano salvaguardate le risorse per le generazioni future. Cambia il modo in cui si agisce. Non ha più solo importanza il qui ed ora; tutto è vissuto con una prospettiva a lungo termine. In previsione. Con lo scopo e volontà di guardare avanti, al futuro, in modo equo.

Moda e ambiente

La sostenibilità riguarda molti aspetti della nostra vita.

Sicuramente uno dei più importanti, e per me interessanti, è quello della moda.

Per chiarezza è necessario fare una distinzione fra moda sostenibile, ecosostenibile ed etica. In sintesi:

Moda sostenibile: riguarda la pratica, in passato piuttosto comune, di utilizzare sostanze non biodegradabili e nocive, nella produzione dell’abbigliamento. Queste sostanze non solo vengono riversate nelle acque reflue e quindi nell’ambiente. Ma si accumulano anche sulla pelle dei consumatori (bio accumulo).

Dal 2011 si combatte per l’utilizzo di sostanza tossiche utilizzate nella produzione. Da allora si parla di campagna detox ed è interessante notare come, ad essere coinvolte, non siano solo le grandi aziende, ma anche quelle medio-piccole. Si investono tempo (e denaro) per una produzione con materiali naturali , a minor impatto ambientale, per dar vita ad una moda ecosostenibile appunto.

Moda etica: quando si parla di sostenibilità ed etica sotto la lente di ingrandimento sono messe le condizioni dei lavoratori.

La moda e la sua produzione, vengono definite etiche quando garantiscono ai lavoratori giuste condizioni e appropriati salari. Purtroppo in passato ci sono stati diversi casi eclatanti che riguardavano l’industria del Fast Fashion.

Fast Fashion e impatto ambientale

Per Fast Fashion si intende la moda in cui la produzione avviene più velocemente e al minor costo possibile, in modo da cavalcare l’onda delle tendenze del momento.

Oggigiorno questa tendenza ha subito un’involuzione. Alle aziende è richiesta maggiore trasparenza. E la moda risponde fornendo informazioni relative al prodotto finito attraverso le etichette.

Cosa possiamo fare noi

Oggigiorno sono molte le aziende che si impegnano a produrre merce atta e conforme a salvaguardare l’ambiente.

Una delle pratiche più comuni e utilizzate è il recycling.

L’azienda Ichnusa produce bicchieri riciclando le bottiglie della sua famosa birra

Anche l’industria fashion si è attivata in questo senso. Diverse catene raccolgono abiti usati per poi utilizzarli nella produzione di nuovi. Al cliente di contro viene dato un buono da utilizzare per i futuri acquisti.

E noi cosa possiamo fare?

Slow Fashion

Rimanendo nell’ambito della moda (di cui ammettiamo siamo tutti un po’ vittime), di cose da fare ce ne sarebbero parecchie. Alcune di queste sono molto carine e di facile attuazione.

Innanzitutto potremmo riflettere un attimo prima e durante le sessioni di shopping sfrenato.

Ciò che stiamo comprando ci serve veramente? Non abbiamo nell’armadio già qualcosa di simile? Lo utilizzeremo tanto quanto pensiamo? Al punto da consumarlo mettendolo?

Poche semplici domande che rallenteranno il nostro impulso e ci condurranno sulla strada dello Slow Fashion:

Da Pinterest:

Slow Fashion: perché sceglierlo

Io stessa sono stata una compulsiva nello shopping. Almeno una volta alla settimana andavo nei negozi delle grandi catene per acquistare anche solo una T-shirt.

Ho scoperto che per produrre una di quelle T-shirt, l’industria del Fast Fashion utilizza 2.700 litri di acqua, molta più di quella che berrò in una vita.

E guardando i miei cassetti che traboccano, penso a quanta acqua consumata e al terzo mondo dove non ce n’è.

Insomma, come diceva Vivienne Westwood “Compra meno, scegli meglio, fallo durare“.

 

App e siti di compravendita usato

Altra cosa che si potrebbe fare è alleggerire i cassetti e gli armadi sopra menzionati.

Sono molte le App e i siti che consentono questo tipo di attività.

Clothest*; Maimesso; Vinted;  Depop, sono esempi di App e siti su cui vendere (e acquistare) abiti usati.

In questo modo rientreremo di capitale speso e daremo una seconda chance ad abiti e accessori che non utilizzavamo più.

Questa è una pratica virtuosa perché si inserisce in quel lodevole meccanismo del recycling di cui ormai anche la moda è ben consapevole

Infine interessante è anche il Diy. Acronimo di “Do it Yourself” (ovvero fallo da te), questa pratica è piuttosto comune e diffusa, utilizzata non solo per fare abiti, accessori, ma anche cosmetici e saponi. Basta avere un po’ di manualità, tempo, ma soprattutto voglia.

Conclusione

Ambiente e sostenibilità sono questioni di grande rilevanza.

Ciascuno di noi può fare qualcosa, o qualcosa in più, per salvaguardare le risorse del mondo messe a nostra disposizione.

Limitarsi a vivere qui ed ora non è una buona pratica. È necessario vivere in prospettiva, al fine di garantire un futuro migliore, più equo per tutti.

Il nostro impegno sarà da esempio per le future generazioni, che faranno della sostenibilità una pratica consueta.

 

 

 

 

Bottigliette di plastica in montagna? Bressanone dice basta

“Bottigliette di plastica in montagna? Bressanone dice basta”

Che la plastica rappresenti un serio problema per l’ambiente è noto ormai da tempo.
I rifiuti plastici invadono la natura inquinandola, e le tempistiche di smaltimento possono essere molto lunghe raggiungendo, in alcuni casi, anche i mille anni.
Il riciclo è stato fino ad ora, il palliativo più frequentemente utilizzato.
Ma purtroppo non per tutti i prodotti plastici si può procedere in questo senso.

Dopo anni di denunce , dimostrazioni e manifestazioni si è finalmente giunti ad azioni concrete, che, per quanto piccole e/o isolate possano essere, sono la dimostrazione concreta che qualcosa sta cambiando nelle abitudini delle persone. Ma soprattutto, cosa più importante, nel modo di pensare comune.

Bressanone dice stop!

Il comprensorio della Plose, sopra Bressanone in Alto Adige, è uno degli esempi di questo cambiamento.


I gestori dei rifugi di questa area alpina, in collaborazione con la società Funivie Plose e il Comune di Bressanone hanno lanciato l’iniziativa “Refill”.
Trattasi di una bottiglietta di acciaio inossidabile, acquistabile presso varie località del comprensorio della Plose, al costo di € 9,90.
La bottiglietta in acciaio inossidabile può essere facilmente riempita alle numerose fontanelle assai frequenti in montagna, e soprattutto riutilizzabile all’infinito.

Un ritorno nostalgico al passato, che si propone essere un’ alternativa valida e intelligente alla bottiglietta di plastica.

Basti pensare al paradosso che l’acqua, contenuta nella bottiglia in questione, ha affrontato un lungo viaggio per arrivare in montagna, e ne affronterà un altro altrettanto lungo per essere smaltita in valle.

Una “follia logica” questa che ha, appunto, spinto i gestori dei rifugi e delle baite a dire basta alla plastica e sí all’acqua a chilometro zero, a partire dallo scorso agosto.

Un piccolo gesto di grande civiltà quello attuato dal comune di Bressanone. Una presa di coscienza mossa dall’evidenza che la plastica sta divorando il pianeta.

In fin dei conti qualche parte si dovrà pur cominciare a cambiare.
E sono i piccoli passi a far fare i lunghi tragitti.